Page 6 - Bollettino Parrocchiale 2023 Aprile
P. 6
Pensiamo: già lo stesso riunir-
si dell’assemblea celebrante
appartiene a ta le “risposta”.
Perché, in real tà, l’as semblea è
il concreto ri spon dere a una
“convocazione” da parte di Dio.
Chiamiamo questo “partecipa-
zione”: non “spettatori”, bensì di don Alceste
“partecipi”.
I RITI DI INTRODUZIONE Singolare “modello”
Non hanno per nulla un ruolo educativo
estemporaneo. Hanno invece
LA CELEBRAZIONE una doppia e ben precisa fina-
EUCARISTICA lità: promuovere il senso di LA LITURGIA
DELLA PAROLA
comunicazione e di comu-
U na prima fondamentale nione tra i fedeli che si radu- Questa parte della celebrazione
eucaristica s’impone ancor più
nano; suscitare la giusta di -
riflessione la enuncerei
così: è importante che sposizione per ascoltare e ac - esplicitamente quale espressio-
nell’Eucaristia domenicale si cogliere la Parola e celebrare ne/educazione al “dialogo”, in -
sia aiutati a capire che lì si l’Eucaristia. fatti, il suo schema è: Dio/ uo -
celebra la nostra partecipa- Il “fulcro” che regge questi mo; Parola di Dio/risposta del-
zione alla Pasqua del Si gno - momenti è costituito dall’espe- l’uomo. È evidente che il “ful-
re. Sono convinto che il senso rienza di un incontro comuni- cro” di questo momento è co -
della struttura della liturgia tario e i segni non verbali, le stituito dall’esperienza dell’a-
eucaristica - nella forma rituale prime espressioni di saluto, l’i- scolto/assenso nei confronti
conferitale dalla riforma del nizio del dialogo, l’invito alla della Parola di Dio. Il “proces-
Vaticano II - sia correttamente partecipazione fatto sotto for - so educativo” qui proposto par -
comprensibile solo alla luce di ma di monizione iniziale, tutto te dalla consapevolezza che Dio
questa prospettiva: un popolo è porta verso questo centro unifi- parla all’uomo, gli si rivolge, lo
convocato - a partire dalla catore che è l’incontro dei fede- interpella, lo chiama e diventa
vi ta e dalla ferialità -; viene li in nome del Signore e pro- concreto aiuto a “sapere” che
chiamato a porsi in ascolto prio questo “in nome del Si gno - nella celebrazione Eucaristica
della Parola; a decidere di re” rende “speciale” l’umana l’uomo che “partecipa” è posto
aver comunione con la Pa - esperienza dell’incontro: è un a “confronto diretto” con que-
squa del Signore; ritorna poi incontro vero e pienamente sta Parola alla quale occorre ri -
in missione nella vita. umano, eppure non è come an - spondere. Se i piccoli e semplici
Vorrei, ora, tentare di “mostra- dare a teatro. gesti che compongono la litur-
re” come l’esperienza costituita La consapevolezza di questo gia della Parola sono “ve ri”,
dal “celebrare” l’Eucaristia sia incontro e il rendersi disponibi- allora si è gradualmente con-
“luogo” capace di far conoscere li a questo “stare insieme” in dotti all’ascolto e alla risposta,
la persona umana a se stessa maniera di versa è l’atteggia- a rendere vero quanto ac cla ma -
quale “essere creato per il dia- mento fondamentale da viversi to: Parola del Signore – Lode a
logo” e sia, pertanto, “luogo” ca - nei “riti di introduzione”. E la Te, o Cristo!
pace di “e-ducare” alla “dialo- preghiera pronunciata dal
gicità”, a intendere la vita e sacerdote e chiamata “orazione LA LITURGIA
l’esperienza di fede come dia- colletta” (ora zione del popolo EUCARISTICA
logo, come ascolto che si apre radunato) sigilla questi primi Nella “preparazione dei doni”
a una risposta. passi della celebrazione. o offertorio non vi sono tante
4